di fra Francesco Conte
Mi fido di te. è una delle espressioni più belle che si possono dire ad un grande amico/amica o alla persona amata. Non c’è relazione significativa che non abbia nella fiducia nell’altro un pilastro fondamentale; ma lo stesso vale per tante nostre relazioni, anche le più semplici e quotidiane, anche quelle, in realtà, che ci sembrano meno significative.
Mi fido di te. Qualche anno fa una canzone di Jovanotti aveva lo stesso titolo: bella, godibile, ma anche dalle parole forti, evidenziate dalle immagini davvero efficaci del video ufficiale. Dalle parole e dal video della canzone si può intuire come la fiducia sia una delle dimensioni più proprie della vita, nell’ambito della vita familiare e sociale, ma anche e persino con coloro che normalmente chiameremmo estranei, gli sconosciuti trovati per strada. Proprio queste persone sono i protagonisti della canzone: nel video si vede che, incontrandosi casualmente, essi danno all’altro che gli passa accanto qualcosa di proprio e in modo spontaneo. Da una chitarra elettrica alla borsa della spesa appena fatta, da una ventiquattrore all’unica coperta di un senzatetto che dorme su una panchina: non c’è il timore di perdere qualcosa di sé, ma tutto può diventare oggetto di dono. Ecco che il ritornello della canzone ci pone una provocazione: «mi fido di te, cosa sei disposto a perdere?». La fiducia reciproca tra le persone e il bisogno tutto umano di essere in relazione con loro mi mette nella posizione del dono: dare qualcosa di mio in modo completamento gratuito. A volte anche qualcosa di se stessi, della propria persona o interiorità. E quindi sorge la domanda: cosa siamo disposti a perdere in favore degli altri? Quale dono fare senza il timore di perdere qualcosa?
La fiducia, la relazione, il dono… tutte cose importanti, ma non sempre facili. È ancora la canzone a suggerirci un passo in avanti. Torniamo alla coperta del senzatetto, mettiamoci nei panni di quelle persone che si vedono porgere quella coperta: come reagiremmo? Mettiamoci ora nei panni di quel senzatetto che vede che nessuno vuole la sua coperta, l’unica cosa che può dare. Nessuno, eccetto uno, che sembra accettare senza problemi. Il senzatetto, un po’ spaesato, si trova infatti ad entrare in una chiesa, in mezzo alla navata vede un crocifisso, gli si avvicina, lo guarda e appoggia la sua unica coperta sulla croce, quasi a coprire la schiena di Gesù. Ed è proprio di fronte a questo crocifisso che ci torna di nuovo in mente il ritornello della canzone: «mi fido di te, cosa sei disposto a perdere?». Sono queste le parole che Gesù stesso rivolge a ciascuno di noi e ad ogni uomo; dichiara apertamente che si fida di noi e, nello stesso tempo, chiede a noi di fare lo stesso con lui. Sono parole forti, ancor più forti se sappiamo che a dircele è uno che ha dato tutto per noi, fino alla sua stessa vita.
E così torniamo alla domanda: cosa siamo disposti a perdere in favore degli altri? Che dono possiamo fare a colui che è morto in croce per noi? La risposta ci viene ancora una volta guardando quel crocifisso, mettendoci faccia a faccia con lui, come il senzatetto nel video della canzone. E Gesù stesso da quella croce ci dirà, come nel cenacolo ai suoi discepoli:
«Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici»
Gv 15,13