
Dalla pelle al cuore. Una canzone di Venditti di diversi anni fa suonava con queste stesse parole. Il testo racconta, in grande sintesi, di un amore tradito che cerca perdono, e ha fiducia di trovarlo proprio nel ricominciare di una relazione. Un doppio movimento, stare davanti a colei/colui che si/ti ama e passare dalla superficie alla profondità del cuore.
Il cuore dice il centro della persona, la più profonda interiorità, un luogo in cui trovano dimora sentimenti, stati d’animo, pensieri e anche scelte e decisioni tra le più importanti. Il cuore per di più è comunemente pensato come il luogo in cui si coltiva e diffonde l’amore, nelle sue forme più consuete.
Così, dalla pelle al cuore, arriviamo ad un grande salto. Il mese di giugno è dedicato al Sacro Cuore di Gesù e certamente non c’è luogo più indicato di quello per parlare di Amore e di perdono. Prendendo in prestito ancora una volta le parole della canzone, pensare al Cuore di Gesù chiede in prima battuta di stare davanti a Lui, per guardarlo e lasciarsi guardare. Passare dalla pelle al Cuore nella totale fiducia di trovare perdono, chiedendolo anche con insistenza, «so che mi perdonerai, mi devi perdonare, so che tu ce la farai!». Sono le parole di un ritorno umile e silenzioso, «senza più parole», a quel Cuore che perdona, sono i passi umili e pentiti di un cuore, quello dell’uomo, che non cerca altro che l’Amore di Dio. Secondo le celebri parole di sant’Agostino, «ci hai fatti per te, Signore, e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te».
Il Cuore di Gesù è aperto al nostro sguardo, al nostro pentimento e non trattiene per sé quel dono che una volta per tutte ha fatto ad ogni uomo, sulla croce: «uno dei soldati gli colpì il fianco con la lancia e subito ne uscì sangue e acqua» (Gv 19, 34). Anche allora, dalla pelle al Cuore di Gesù, per diffondere nel mondo, su tutti gli uomini che avrebbero creduto in Lui, il perdono di Dio e il suo infinito Amore per ciascuno di noi.