
Santa Teresa Benedetta della Croce, monaca carmelitana e martire ad Auschwitz (di famiglia ebrea), ma prima ancora giovane donna, studente e discepola di Husserl tanto da intraprendere per un certo tempo l’impegno accademico nell’università come ricercatrice e assistente per continuare poi anche come insegnante di lingua e letteratura tedesca in istituti privati. Nasce nel 1891 e muore nel 1942, ma il primo gennaio scorso ha compiuto cento anni come figlia di Dio: in quella data infatti è entrata nella Chiesa cattolica, ricevendo il Battesimo nella parrocchia di Bergzabern, in Germania. Perché fermarsi su questa ricorrenza? Cosa può dire oggi, soprattutto ai più giovani?
Primo. Questa giovane, di famiglia ebrea, viene battezzata a trent’anni, dopo averne trascorsi circa quindici di ateismo o, in generale, di indifferenza religiosa: forse sono termini un po’ forti, ma di certo c’è – lo si legge proprio dalla sua autobiografia – che ad un certo punto della sua adolescenza smise di pregare. È il segno chiaro di un rapporto con Dio che si è interrotto o comunque raffreddato. Dio non è negato né combattuto, ma, tutto sommato, resta relegato lontano dalla vita. In altre parole, potremmo anche dire – come dicono anche molti giovani oggi – che era giunto per lei il momento in cui non era più possibile seguire la fede della famiglia, ma doveva arrivare lei personalmente e consapevolmente a credere.
Secondo. Il grande impegno nello studio non è stato messo in gioco solo per necessità o dovere, ma per una costante ricerca della verità, tratto caratteristico irrinunciabile di tutta la sua vita, che mi sembra di intravedere in tanti studenti, cari amici, che intraprendono la stessa strada. Quale ricetta per metterla in atto? Due momenti. Stare in ascolto, della realtà e delle persone, di maestri e, in generale, di relazioni significative; riflettere per arrivare al fondo, alla comprensione della realtà stessa, al fondamento delle cose.
Terzo. Nella fase di lontananza dalla fede non c’è spazio per il capriccio adolescenziale o per il disinteresse, ma quel desiderio di autonomia e indipendenza – se così si può dire – si realizza nei termini di un impegno sociale molto forte che coinvolge Edith Stein a pieno. È un impegno nel mondo e nella società che parte da quella fiducia e ottimismo – pienamente moderna – dell’uomo che può salvarsi da sé, assunti non nei termini di una superba presunzione, ma reale possibilità di mettere in gioco, anzi al servizio, tutte le proprie energie, fisiche e spirituali, per un mondo e una società migliore.
Quarto. Indifferenza religiosa, ricerca della verità, servizio al mondo e all’umanità aprono progressivamente la strada ad un cammino di conversione. In un intreccio sempre più fitto tra riflessione filosofica e vita quotidiana si riattiva nel pensiero di Edith Stein la possibilità di aderire di persona ad una fede religiosa, anche perché anch’essa può avere legittimità e sensatezza come esperienza pienamente umana. Ma soprattutto si riapre la possibilità di un rapporto vivo e personale con Dio, non più sentito lontano o indifferente, ma come qualcuno che ti viene incontro e ti prende per mano, qualcuno che ti ama e con cui potersi intrattenere, cuore a cuore, come tra amici stretti. È l’incontro vivo con Gesù Cristo.
Ecco, dunque, cento anni dal Battesimo di Edith Stein, da cristiana Teresa. Perché ricordarlo ancora? Perché questa Santa, di cui si è dato solo qualche accenno, è tanto attuale oggi. Tanto attuale per quei giovani che, magari nella confusione generale, cercano di credere in Dio per scelta personale, e non solo per tradizione familiare; attuale per coloro che sono desiderosi di trovare la verità, anche se non lo sanno e anche se magari seguono strade e modi diversi o inadeguati per trovarla; tanto attuale per quei giovani che spendono la loro vita per un grande impegno a servizio del mondo e dell’umanità e che forse ancora non sanno che dietro a quel mondo e a quella società c’è un Dio che li aspetta, Gesù Cristo, il desiderato di tutte le genti.
È il consiglio e l’augurio che si può dare anche ai giovani di oggi. Seguite Edith Stein, imparate da lei ad aprirvi al mondo e all’umanità, ricercando sempre la verità. Imparate da lei ad aprirvi alla fede come ad un incontro vivo e personale con Gesù Cristo, che anche oggi vi attende nella vita di ciascuno, come la perla preziosa da trovare ogni giorno senza stancarsi.
- fr. Francesco Conte
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