
Nel canto Grazie alla vita [trovi il testo in italiano e il canto originale in coda all’articolo], Violeta Parra ripete in modo impressionante la gratitudine alla vita e ricorda i doni ricevuti (gli occhi per vedere il cielo stellato e l’amato tra la folla, l’udito per sentire la voce dell’amato, le parole, gli amici, i figli, la marcia e i piedi stanchi per attraversare città, pozzanghere e pianure, il cuore che si commuove vedendo i frutti della mente umana, il riso e il pianto per distinguere la pena e la gioia).
È impressionante leggere un testo così affascinante, e scoprire che la cantautrice si toglie la vita l’anno successivo, il 5 febbraio del 1967:
[...] Non ebbe più la forza di lottare un’altra volta né per suoi progetti, né per il suo amore, né per i diritti del suo popolo, si è uccisa da sola, con un colpo di pistola alla tempia, seduta su una piccola sedia che una fan aveva costruito appositamente per lei, dato che era alta poco più di un metro e cinquanta. Poco prima si era esibita sul palco cantando proprio Gracias a la vida…
(Emiliana Nardin in “Artiste, Cantanti, Donne indimenticabili, indomite e coraggiose”)
Come può succedere di iniziare con uno sguardo bello e positivo sulla vita e concludere, infine, che la vita può fare a meno di noi? Possiamo fare nostra la domanda e tentare di cogliere qualcosa del nostro esistere.
Il grande teologo Hans Urs von Balthasar ripeteva volentieri che il nucleo originario del suo pensiero si poteva raccogliere in questa semplicissima immagine (“in a nut-shell” – diceva – come “in un piccolo guscio”):
«L’uomo esiste solo in dialogo con il suo prossimo. Un bambino viene svegliato alla coscienza solo dall’amore, dal sorriso di sua madre. In questo incontro gli si apre l’orizzonte di tutto l’essere infinito, che gli mostra quattro verità:
1. nell’amore egli è unito con sua madre, benché le stia di fronte, dunque ogni essere è uno;
2. quest’amore è buono, dunque tutto l’essere è buono;
3. quest’amore è vero, dunque tutto l’essere è vero;
4. questo amore suscita gioia, dunque tutto l’essere è bello».
Questa prima immagine poi si riprodurrà (anche se in maniera frammentaria) in tutti gli innumerevoli veri incontri e veri dialoghi che ognuno realizzerà nel corso della propria esistenza.
Per amare la vita, dunque, è essenziale scoprire – quanto prima possibile! – lo scopo per cui siamo stati messi al mondo, senza cedere mai all’errore di credere che siamo la somma degli errori e delle tristezze (nostre o altrui) o delle nostre sofferenze.
Vita non è semplicemente vivere.
Lo sa bene Violeta Parra quando scrive Rin del Angelito, canto-poesia sul senso della morte dei bambini. Soffrì personalmente la perdita di una bambina di soli due anni, Rosita Clara. Composta dieci anni dopo, nel 1966, dice il suo dolore e le sue domande sul senso di una vita così breve e sul senso della morte. È un canto delicatissimo, commuovente e profondo.
Vita non è semplicemente vivere.
Un amico sacerdote, Mons. Francesco Ventorino, racconta:
“Ho un ricordo ancora vivo dell'urlo di mia madre di fronte al cadavere di mia sorella, morta improvvisamente perché aveva voluto portare avanti una gravidanza a rischio: «Dottore, perché è morta mia figlia?». Il medico non ha capito il significato della domanda e le ha spiegato come era morta: per un embolo. Ma mia madre, una donna del popolo e quasi analfabeta, poneva un'altra domanda: «Perché una donna muore a trenta anni, per dare la vita ad un figlio che vive sette giorni e poi muore a sua volta». Era la domanda sul destino della vita, della vita di sua figlia, di quella del figlio di sua figlia e di ogni uomo. Era una domanda che nasceva da quell'esigenza di cui è costituito il cuore di ogni uomo”.
Vita non è semplicemente vivere.
- p. Roberto Magni
Grazie alla vita
Grazie alla vita, che m’ha dato tanto
m’ha dato due stelle che quando le apro
io vedo e distinguo il nero dal bianco
e nell’alto cielo il fondo stellato
e in mezzo alla folla l’uomo che io amo.
Grazie alla vita che mi ha dato tanto,
mi ha dato l’udito che in tutta la sua apertura
cattura notte e giorno grilli e canarini,
martelli, turbine, latrati, burrasche
e la voce tanto tenera del mio amato.
Grazie alla vita, che m’ha dato tanto
m’ha dato il suono e l’abecedario
come le parole che penso e proclamo:
figlio madre amico e cammino chiaro
e la dolce voce di colui che amo.
Grazie alla vita, che m’ha dato tanto
m’ha dato la marcia dei miei piedi stanchi;
con essi ho varcato pozzanghere e spiagge
città e deserti montagne e pianure
e la strada tua la casa il cortile.
Grazie alla vita, che m’ha dato tanto
m’ha dato il cuore che vuole fuggire
quando guardo i frutti della mente umana
quando guardo il bene lontano dal male
quando vedo dentro il tuo sguardo chiaro.
Grazie alla vita, che m’ha dato tanto
m’ha dato il riso e m’ha dato il pianto
così io distinguo la pena e la gioia,
i due elementi che fanno il mio canto
e il canto di tutti, il mio stesso canto.
E il canto di tutti, il mio stesso canto.
Grazie alla vita, che m’ha dato tanto.