
Il legno è vivo e parla, chi lo lavora lo sa bene, se poi hai tempo ti racconta anche una storia. È quello che succede nell’officina del Carmelo.
Un amico e benefattore del Carmelo di Mantova, nonché abile falegname (se state pensando a San Giuseppe fate bene, ma questa volta è un suo discepolo se vogliamo…) mi disse:
“Se vuoi imparare a lavorare bene il legno, bisogna ascoltarlo mentre lo lavori”.
Per lavorare bene il legno è buono farlo “secondovena”, ovvero rispettando la direzione di crescita dell’albero. Quando prendi in mano un tronco non si capisce subito qual è il senso giusto, ma appena inizi a lavorarlo, se lo ascolti, te lo dice.
Nel Convento di Mantova il legno non manca: quattro anni fa sono stati tagliati due cedri molto alti, oggi negli scantinati del convento sono rimasti i grossi tronchi.
Questi tronchi mi hanno destato fin da subito la curiosità, per il profumo che sprigionano e per quello che ho scoperto essere un difetto. Il profumo è dettato dalla natura del legno, il cedro è profumato di suo; il difetto è dovuto alle condizioni in cui hanno vissuto i cedri. Il neo in questione riguarda il midollo dell’albero. Nella maggior parte dei casi il midollo si trova al centro del tronco e da esso si sviluppano negli anni i diversi anelli, ma nel nostro caso non è al centro ma è spostato verso l’esterno del tronco. Questo difetto prende il nome di “cuore spostato” ed è tipico degli alberi che crescono su pendii molto ripidi… chi è stato a Mantova ne ha visti tanti, giusto?
In questi casi il cuore si sposta verso la zona a monte, verso l’alto. I due cedri divertiti dal mio stupore hanno detto: “Ovviamente è così, siamo del monte Carmelo, sai?”. Solo dopo mi hanno raccontato che erano stati poco lontani dalle pareti del convento e che questo è il motivo che li ha portati a svilupparsi così.
Si sa: nessuno è perfetto, ma se un cuore che tende verso l’alto è un difetto, c’è da augurarselo!