
Leggiamo il Vangelo di Giovanni al capitolo 6, versetti 1-15. Notiamo che il racconto parla di una moltitudine di gente che ha fame.
Tra la gente c’è anche un ragazzo che si è portato qualcosa per merenda.
Gesù andò all'altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, e una grande folla lo seguiva, vedendo i segni che faceva sugli infermi. Gesù salì sulla montagna e là si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei. Alzati quindi gli occhi, Gesù vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove possiamo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva bene quello che stava per fare. Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo». Gli disse allora uno dei discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C'è qui un ragazzo che ha cinque pani d'orzo e due pesci; ma che cos'è questo per tanta gente?». Rispose Gesù: «Fateli sedere». C'era molta erba in quel luogo. Si sedettero dunque ed erano circa cinquemila uomini. Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li distribuì a quelli che si erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, finché ne vollero. E quando furono saziati, disse ai discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto». Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d'orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato.
Il brano non parla di (miracolo della) moltiplicazione dei pani e dei pesci. “Moltiplicazione” è stato aggiunto successivamente come titolo del testo. Si dovrebbe parlare piuttosto di divisione, o, meglio, di “condivisione” dei pani e dei pesci.
Al centro del racconto troviamo un ragazzo e due miracoli: il primo miracolo è che ci sia qualcuno (il ragazzo) che pensi agli altri, invece di pensare solo a se stesso; il secondo miracolo è di nuovo il ragazzo: si è messo in gioco, ha condiviso quello
che aveva.
Siamo altrettanto disposti a metterci in gioco? Scrive MARTIN LUTHER KING (La forza di amare, p. 141-143):
Vorrei rivolgere una parola speciale ai nostri giovani. Molti di voi sono all’università e molti alla scuola superiore. Dovete scoprire al più presto per che cosa siete fatti e lavorare instancabilmente per raggiungere l’eccellenza. Non tutti gli uomini sono chiamati a lavori specializzati; anche meno sono quelli che si elevano alle altezze del genio nelle arti e nelle scienze. Ma nessun lavoro è insignificante. Ogni lavoro ha la sua dignità e la sua importanza e dovrebbe essere intrapreso con diligenza e perfezione. Se un uomo fosse chiamato ad essere uno spazzino di strada, egli dovrebbe spazzare le strade proprio come Michelangelo dipingeva, o Beethoven componeva musica, o Shakespeare scriveva poesia; dovrebbe spazzare le strade così bene che tutte le legioni del cielo e della terra dovrebbero fermarsi per dire: «qui è vissuto un grande spazzino di strade».
Questo è ciò che intendeva Douglas Mallok quando scrisse: «se non potete essere un pino sulla vetta del monte, siate una scopa nella valle – ma siate la migliore scopa sulla sponda del ruscello. Siate un cespuglio, se non potete essere un albero. Se non potete essere una via maestra, siate un sentiero Se non potete essere il sole, siate una stella Siate il meglio di qualunque cosa siate».
Cercate ardentemente di scoprire a che cosa siete chiamati, e poi mettetevi a farlo appassionatamente.
- p. Roberto Magni
