Rapporto col Mistero #5

“Vita” non è semplicemente “vivere”. Che cos’è allora la vita? La vita è rapporto con il mistero. Che cosa accadrà di sé domani? Cos’è l’affezione che ci fa “uscire” da noi stessi verso gli altri, gli amici, i figli, i genitori? Cos’è amare qualcuno, volere il suo bene? Se non sappiamo neanche cosa sia bene per noi, come sappiamo che cosa è bene per l’altro? 

È un mistero. “Mistero” non vuol dire “sconosciuto” o “inconoscibile”: sappiamo cosa sono gli amici, la famiglia, gli altri. “Mistero” indica qualcosa di cui abbiamo esperienza, qualcosa di cui sappiamo qualcosa, e di cui, per quanto ne diciamo, possiamo dire ancora qualcosa di più, senza mai esaurirlo. È l’attrattiva del mistero che corrisponde alla sete di conoscere. “La mente ama l’ignoto”, dice Magritte. Il bisogno e la sete di relazioni si spiegano e si accendono nell’incontro con le persone, per quel mistero che contengono.

Tutto (un sasso, un fiore, un’oca) è rapporto diretto con il mistero, altrimenti non ci sarebbe. Anche noi siamo rapporto con il mistero; la differenza tra noi e il resto della realtà consiste nel fatto che noi abbiamo il senso del mistero, mentre un’oca (o un sasso o un fiore) non ce l’ha. Per noi il rapporto con la vita è coscienza del rapporto con il mistero.

"L'Angelus" di Jean-François Millet

IL MISTERO CI INTERPELLA

Nel vangelo di Lc 1, 26-38 leggiamo:

Al sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: "Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te". A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L'angelo le disse: "Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine". Allora Maria disse all'angelo: "Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?". Le rispose l'angelo: "Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell'Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch'essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio". Allora Maria disse: "Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola...

Maria viene chiamata vergine; “vergine” perché è capace di stare davanti al mistero. Maria è capace di stare davanti al mistero con interezza; pone le domande necessarie; l’angelo svela il disegno di Dio e assicura di non temere, perché “hai trovato grazia presso Dio”; e lei afferra il senso del suo destino. Domanda il “come” del realizzarsi del mistero nella sua vita, e l’angelo risponde che non è sua occupazione: il “come” è compito di Dio stesso. E lei risponde che ci sta! Non perde tempo, non si preoccupa di dare spiegazioni a Giuseppe, suo sposo; non si occupa di quello che diranno i compaesani, non si preoccupa di convincere gli altri della bontà del suo particolare destino. Gli altri non sanno nulla; agli altri dovrà pensare Dio, non lei. Ella è responsabile del suo stare davanti al mistero, è responsabile della propria risposta, del consenso, del “sì” al disegno di Dio.

Anche noi siamo direttamente responsabili del nostro stare davanti al mistero.

- p. Roberto Magni